DIABOLUS IN MUSICA (SLAYER, 1998)

L'ESPERIMENTO NU METAL DEGLI SLAYER. Dopo quattro anni da Divine Intervention, e cinque dal traumatico cambio di line-up dovuto al subentro di Paul Bostaph al posto di Dave Lombardo dietro le pelli, gli Slayer danno alle stampe Diabolus In Musica, settimo full-length nella loro venticinquennale carriera. Album decisivo, in quanto, dopo quattro anni di silenzio, sembrava che la carriera dell'act americano fosse destinata ad una prolungata fase di stagnazione o, addirittura, al tramonto definitivo. In sostanza, un album che risente del periodo di depressione del thrash nella seconda metà degli anni '90, concretizzatosi specificamente nell'abbandono del songwriting semplice ed immediato del genere stesso, verso la ricerca di nuove soluzioni che a volte appaiono fuori luogo o forzate, soprattutto nell'uso insistito e abusato di effetti nel filtraggio della voce di Tom Araya. Ma anche un album ove lo stile unico ed immediatamente riconoscibile del gruppo non viene mai a mancare, sintomo di coerenza e onestà verso sè stessi e verso gli aficionados del gruppo stesso. Con questo disco, il gruppo subisce una trasformazione radicale. I brani vengono rallentati notevolmente e diventano più lunghi, l'accordatura delle chitarre viene abbassata di tonalità e vengono incorporati elementi groove metal. Bitter Peace, Scrum e Point sono le uniche canzoni che ricalcano lo stile dei primi Slayer, le restanti sono fortemente influenzate dal genere sopracitato, tra cui Stain of Mind(con dei riff ispirati ai Coal Chamber) , Love to Hate e Screaming from the Sky. Il nome dell'album veniva usato nel Medioevo per identificare il tritono, ovvero l'intervallo di tre toni interi che emettono un suono oscuro, che per i clericali di quel tempo era considerato demoniaco, quindi "Il Diavolo nella Musica".