THE GATHERING (TESTAMENT, 1999)

THRASH METAL RESURRECTION. I Testament sono da sempre considerati una delle maggiori influenze in ambito thrash metal, sia grazie al talento dei musicisti che ne fanno parte che allo spessore di alcuni dei loro dischi – come The Legacy e The New Order – acclamati da critica e pubblico per aver lasciato un segno nella storia della musica estrema. The Gathering, ottava fatica in studio dei thrashers californiani, è destinato a diventare uno di questi album – sempre che non lo sia già – e secondo molti esperti del settore ha avuto il grande merito di aver ridato linfa vitale a quel genere musicale che negli anni ’80 rese celebri, tra i tanti, i Metallica e gli Slayer. Le minacciose note d’inizio di D.N.R. (Do Not Resuscitate) preparano il terreno ad un cd che sin da subito annuncia la propria intenzione di mitragliare le orecchie dell’ascoltatore: tra veloci riff in sedicesimi e assoli armonizzati per due voci di chitarra, l’impressione è quella di essere in una zona di guerra; la voce di Chuck Billy – tanto profonda quanto brutale – trova un perfetto piano d’appoggio sul terremoto ritmico impostato da Dave Lombardo, leggendario batterista noto ai più per le sue performance con gli Slayer e qui presente quasi come special guest star. L’album è intriso in molti dei suoi punti di un’atmosfera quasi horror che contribuisce ulteriormente a definire la bellezza di questa proposta musicale, evidentemente tesa al thrash metal duro e puro ma che lascia spazio alla costruzione di situazioni melodiche forti e originali. Tra gli undici brani spiccano – per essere campioni di velocità e di perfetta sincronia – la già citata D.N.R. (Do Not Resuscitate), Legions Of The Dead e Fall Of Sipledome, mentre Down For Life, True Believers e Riding The Snake si distinguono per la presenza di riff pesanti come macigni e di linee vocali accattivanti come pochi altri, ad oggi, sarebbero in grado di fare. In aggiunta a tutte queste considerazioni è il caso di sottolineare la bontà della produzione, che riesce a dare a ciascuno strumento il posto che si merita erigendo quel muro sonoro di cui dischi come questo hanno bisogno per poter rendere al massimo delle loro potenzialità. Consiglio questo disco a due sole categorie di persone: ai veri amanti del thrash, che non possono non avere The Gathering nella loro collezione, e a chi voglia capirne qualcosa in più sullo spirito che muove questo tipo di musica oggi come oggi. Credo che quest’album sia una perfetta, anche se magari non completamente esaustiva, rappresentazione di quello che oggigiorno sia il thrash metal e se qualcun altro è d’accordo con me, il merito è solo dei Testament e del grande lavoro che ci hanno consegnato. In cinque parole: un futuro classico del genere.