SEMINALE THRASH METAL. Con 'Spreading The Disease', gli Anthrax compiono un passo imponente verso la definizione del loto thrash energico e allegro, discostandosi da quello stradaiolo e sanguinolento del debut album 'Fitsful Of Metal'. Questo è l'album dell'ingresso in formazione di Joey Belladonna e della definizione di uno stile a cavallo tra la potenza del metal americano e la velocità dell'hardcore newyorkese, eppure ricco di melodie indimenticabili. Ecco, non sembra affatto difficile descrivere in poche parole il contenuto di 'Spreading The Disese', secondo long playing di una delle più fondamentali band dell'intera scena americana degli anni ottanta. Quello che non appare per nulla semplice è però trasmettere l'emozione che accompagna l'ascolto di un lavoro di tale portata. Provate per un attimo a trasportarvi nell'anno di grazia 1985: il mondo della musica è ancora sconvolto dall'arrivo sulla scena di una band come Venom, il cui successo non sembra davvero possibile, visto la caotica proposta. Allo stesso tempo sta emergendo quel movimento rivoluzionario osteggiato da più parti chiamato thrash. In mezzo abbiamo la ormai storica diatriba tra punk e metal, movimenti antitetici che sembravano destinati nelle loro forme più radicali a distanziarsi ulteriormente. Come ben sappiamo non andò proprio così e non poco del merito di tale soluzione lo si deve alla scena metal della Grande Mela che trovandosi a confronto con uno sfondo hardcore altrettanto vitale finì con l'assorbirne in parte la forza espressiva. Su questa via Scott Ian e compagnia furono sicuramente i più caciaroni e istrionici dell'intero lotto ed è proprio con l'arrivo sul mercato di 'Spreading The Disease' che questo ruolo comincia a prendere forma. Musicalmente siamo ad un livello elevatissimo e non sembra davvero possibile scartare anche solo una delle tracce presenti. Il tempo ha dimostrato come le esplosive 'Aftershock', 'Madhouse' e l'indimenticabile 'Armed And Dangerous' siano ormai parte del D.N.A. metallico di ognuno di noi, ma non per questo il resto del lavoro si ferma su valori qualitativi inferiori. Velocità, potenza, grandissima carica energetica: gli ingredienti dell'implacabile thrash metal made in Anthrax sono evidenti e tremendamente efficaci, e conferiscono al genere un'interessante 'variante' che si discosta dai tradizionali canoni di violenza, cupo pessimismo, brutalità furiosa. Il sound caratteristico del combo newyorkese gli ha permesso di ritagliarsi un posto speciale nella storia del thrash: non a caso le composizioni presenti reggono tranquillamente il passo con i tempi anche a un ventennio dalla pubblicazione. Semi di una modernità congenita che darà poi i suoi frutti a cominciare sin dal successivo 'Among The Living' per seguire la band per tutta la carriera. Naturalmente in primo piano sono le chitarre, i riff al vetriolo che si rincorrono a folle velocità, la compattezza della sezione ritmica; e la prova teatrale e fuori dal coro di Joey Belladonna, un vocalist dalla timbrica quasi power che invece si cimenta col thrash, ottenendo un risultato convincente, spettacolare e del tutto particolare. Un punto di partenza, 'Spreading The Disease', che molti tra i fans più giovani dovrebbero riscoprire, anche per capire l'assoluta inesattezza delle sempre troppo presenti polemiche sulla purezza di un genere musicale che più di ogni altro ha saputo imbastardirsi senza snaturarsi. Fondamentale. Da Metallus.it