LOUDER THAN HELL (MANOWAR, 1996)

POTENTE MA MONOTONO. Passano altri quattro anni e gli album dei Manowar si fanno aspettare sempre più a lungo. Crisi creativa? La qualità di questo "Louder Than Hell" potrebbe avvalorare l'ipotesi. Non che l'ultimo nato in casa DeMaio sia particolarmente noioso, ma è evidente che l'ispirazione che ha tenuto i Manowar alla guida della scena heavy metal per tutti gli anni '80 ormai è scemata, forse definitivamente. Dopo le accennate sperimentazioni di "The Triumph Of Steel", i nostri se ne tornano con un album dominato dalla monotonia. Questo è infatti il minimo comun denominatore della rinnovata metà formazione, il fresco Karl Logan alla chitarra e lo stantio Scott Columbus alle pelli. Riff e ritmiche che sanno di vecchio dopo soli cinque minuti, cori decisi ma non enfatici, cantato mai così monocorde, temi lirici celebrativi al limite del pacchiano: sono questi i nuovi Manowar, in grado di farci disperare anche per la noiosissima e inascoltabile traccia strumentale "Today Is A Good Day To Die". Gli aspetti positivi, gli unici che possono salvare "Louder Than Hell" dalla gogna, sono da ricercarsi principalmente nel fatto che l'album sia firmato Manowar. Questo vuol dire una copertina da macho man, dei temi lirici celebrativi, la voce amica di Eric Adams, la lunga attesa che giunge al termine, la fede che non avrà mai fine. Insomma, tutto quanto fa Manowar non può essere smentito da un album del genere, statico e celebrativo fino all'osso, ma anche potente ("Number 1", "King", "The Power") al punto giusto da far trascurare il resto.