SOULS OF BLACK (TESTAMENT, 1990)

UN THRASH MUSICALE E TECNICO. Souls of Black è il quarto capitolo discografico dei Testament. A livello di composizione, venne premiato per la musicalità e per il livello tecnico maturato dal quintetto, che da band sotto l'influenza degli Slayer divenne un gruppo con uno stile a sé, rimanendo classificato nel thrash metal. A livello di produzione, l'album venne un po' criticato, dato che i suoni di tutti gli strumenti non sono molto chiari e distinti ma la risposta dei fans fu calorosa ugualmente. Da notare, inoltre, che la composizione dei brani coinvolge, ora, tutti i membri della band e non solo Peterson e Skolnick. Il lavoro inizia con "The Beginning of the End", un breve intro strumentale con richiami di flamenco eseguito con chitarre classiche e percussioni, per poi dare spazio alla poderosa "Face In The Sky". "Falling Fast" è un brano che accentua il sound aggressivo del gruppo, che si affievolisce con la title track "Souls Of Black". Essa merita una particolare citazione soprattutto per l'assolo di Skolnick: solitamente nell'heavy metal gli assoli vengono suonati su di una sezione ritmica che ricalca quella della strofa o del chorus; nel caso in esame invece, il virtuoso chitarrista intreccia magistralmente pentatoniche e minori melodiche su di una ritmica diversa da quella delle strofe e del chorus, sostituendola con un segmento più melodico e meno monotono che, nonostante le differenze, si integra alla perfezione nella granitica struttura dell'intero brano. "Love To Hate" è il tipico brano thrash, veloce e pesante che però, da alcuni, è considerato un po' noioso e ripetitivo. "The Legacy" è una triste e catacombale pseudo-ballad che placa, per un po', la violenza di questo disco; il brano è considerato uno dei migliori del quintetto. "Seven Days Of May" è il brano che chiude il disco; album che continua la serie positiva della band. Questo è anche l'ultimo album dei Testament "vecchio stile", dato che il sound del combo americano subirà radicali cambiamenti stilistici.