GOD HATES US ALL (SLAYER, 2001)

FEDELI ALLA TRADIZIONE. God Hates Us All è il nono disco degli Slayer uscito nel 2001. Dopo le critiche al precedente Diabolus in Musica, il quartetto decide di ritornare alle vecchie sonorità ma mantenendo le influenze groove del disco precedente. Nel complesso il disco è inquadrabile in un contesto thrash più vicino agli Slayer precedenti a Diabolus In Musica. Quest'album ebbe una storia alquanto travagliata. Infatti l'uscita del disco, che era prevista nell'autunno del 2000, venne rimandata a causa di varie diatribe tra gli Slayer e la censura, per via del titolo dell'album (che significa "Dio ci odia tutti") e per la copertina (che rappresenta un libro biblico infilzato da chiodi). Parlando dei brani, "Darkness Of Christ" è un intro che sembra promettere bene e "Disciple" è una canzone con un buon lavoro di chitarra e batteria, con un Paul Bostaph che dimostra di essere un autentico professionista dei tamburi, in ambito metal. "New Faith" è un brano ben suonato e forse uno dei migliori del disco, "Threshold" mostra che nella musica degli Slayer è rimasta qualche traccia di Nu Metal mentre in "Seven Faces" (brano ispirato al serial-killer John Doe del film Seven) si avvertono le atmosfere lente ed oscure dei primi Black Sabbath. "Bloodline" è una canzone che entrerà anche nella colonna sonora del film Dracula 2000 e "War Zone" è un brano aggressivo, ottimamente condotto dal drumming devastante di Paul Bostaph. L'ultima traccia, "Payback", è una canzone veloce e martellante che chiude un disco considerato sopra la media, che ridiede fiducia ai fans delusi dall'album precedente. Nonostante abbiano ricevuto qualche critica per il loro cambiamento musicale, gli Slayer rimangono ancorati al loro aggressivo Thrash sound, sebbene si sia evoluto negli anni. Questo è anche l'ultimo album con Bostaph alla batteria, che darà spazio al ritorno di Dave Lombardo.