UN MASSACRO PIU' CURATO. The New Order, secondo disco dei bay area thrashers Testament, è da sempre considerato una delle pietre miliari del suo genere e, nel corso degli anni, sono state molte le band che hanno tratto ispirazione dallo stile qui proposto. Pubblicato in un periodo in cui la musica degli Slayer, dei Metallica, dei Megadeth e degli Anthrax andava per la maggiore, The New Order ha contribuito a rendere il timbro dei Testament ancora più diverso da quello dei propri colleghi, pur mantenendosi saldamente ancorato all’attitudine e al suono caratteristici del thrash metal ottantiano. Il primo brano si intitola Eerie Inhabitants e in esso possiamo già rintracciare le caratteristiche portanti dell’opera: la proposta musicale è molto diretta ma per nulla scontata o semplicistica, grazie anche al modo originale in cui sono state curate le sezioni ritmiche e le parti soliste, segno della diligenza della band in fase compositiva e di arrangiamento. Le qualità soggettive dei membri del gruppo appaiono sfruttate in ogni occasione al massimo delle loro possibilità: Alex Skolnick dimostra – ancora una volta – di essere uno dei più grandi solisti di sempre, non solo in ambito thrash ma considerando il panorama metal in toto; Eric Peterson, invece, palesa il suo amore verso la chitarra rifinendo nei minimi dettagli i riff di ciascun singolo brano ed eseguendoli senza sbagliare mai neanche un colpo; la prestazione vocale di Chuck Billy, sebbene meno convincente di quella contenuta nel brillante disco d’esordio The Legacy, rimane comunque molto buona e segna un altro punto a favore dei Testament nel giudizio sul grado di personalità della band; quanto al bassista Greg Christian e al batterista Louie Clemente, se anche presi soggettivamente non sono poi nulla di speciale, bisogna ammettere che in coppia lavorano molto bene, sapendo perfettamente come impostare le sezioni ritmiche adatte al thrash. Da una line-up così è lecito aspettarsi delle grandi cose e queste aspettative non vengono tradite, anzi in determinati casi sono più che soddisfatte: i primi quattro pezzi infatti – Eerie Inhabitants, The New Order, Trial By Fire e Into The Pit – entrano a pieno titolo nella storia del thrash americano non solo per l’assenza di difetti veri e propri, ma soprattutto per la loro capacità di rimanere impressi sin da subito nella mente dell’ascoltatore. In più, l’inserimento nella setlist di alcuni momenti semi-acustici e melodici aumenta sia l’ascoltabilità del disco in se e per se, sia la sua longevità, sia la valutazione complessiva del prodotto: brani come Hypnosis o Musical Death (A Dirge) sono testimoni del grande gusto compositivo e stilistico dei chitarristi Peterson e Skolnick, le cui capacità sono messe al servizio completo della musica senza mai risultare eccessive, come purtroppo capita a molti sedicenti guitar-hero, magari al solo fine di far sfoggio della propria tecnica. L’unico lato negativo di questo disco è la qualità della produzione, tanto scarsa da riuscire talvolta, addirittura, ad offuscare i pregi dell’album: se proviamo ad immaginare, infatti, solamente il suono delle chitarre ritmiche come meno pastoso e più definito, possiamo ben capire quanto potenziale sia stato sprecato inutilmente. The New Order è dunque un disco che va ascoltato da tutti gli amanti del thrash ottantiano e che non deluderà neanche il palato di chi solitamente predilige generi più estremi: si tratta di un album che è parte della storia della musica e che ne ha in una certa misura influenzato il corso.