DANCE OF DEATH (IRON MAIDEN, 2003)

LA SECONDA VITA DELLA VERGINE DI FERRO. Gli Iron Maiden sono in un periodo di grazia, "Dance Of Death" ne è la più felice ed inconfutabile conferma. Lo si era intuito all'indomani della pubblicazione di quel "Brave New World" che aveva visto il ritorno di due colonne portanti del Maiden sound, Adrian Smith e Bruce Dickinson, e che era stato salutato da pubblico e critica come un ritorno ai fasti di un tempo. La performance di "Rock In Rio" aveva fatto capire a tutti, se ce ne fosse stato bisogno, che Harris e soci, nonostante l'età, nella dimensione live sono più emozionanti, istrionici, tecnicamente ineccepibili di qualsiasi altro gruppo metal sulla faccia della terra. "Dance Of Death" rappresenta l'apice di questa resurrezione,in particolare, ed in generale uno dei punti più alti mai raggiunti dai Maiden nella loro lunghissima carriera, collocabile per impatto, complessità, epicità allo stesso livello di capolavori fondamentali come "Somewhere In Time" o "Seventh Son Of A Seventh Son". Settanta minuti di puro ed incontaminato Maiden sound portato ai suoi massimi livelli di espressività da una maturità musicale impensabile ai tempi di dischi mediocri come "Virtual XI", e raggiunta nel giro di soli due album. Ogni episodio di "Dance Of Death" rappresenta una summa di quanto fatto dagli Iron Maiden fino ad oggi, riproposto qui con una grandeur ed una magnificenza che lasciano assolutamente sbalorditi, merito anche di una produzione ad altissimi livelli che ci regala una profondità di suono ed una potenza mai ascoltata su un disco di heavy metal. Vengono anche superati alcuni di quei limiti che avevano reso "Brave New World" un buon lavoro, ma non un capolavoro: le canzoni sono meno scontate, e sicuramente più articolate ; le tre chitarre finalmente trovano un senso ed una ragione di essere, dando una corposità notevole al suono e ragalandoci dei passaggi tra i più complessi mai proposti dai Maiden. Tutto contribuisce a dare l'idea che "Dance Of Death" sia un disco volutamente "pieno", consapevolmente "progressivo", inequivocabilmente "maturo". Brani come le lunghissime e maestose "Dance Of Death" e "Paschendale" sono caratterizzate da una teatralità ed un epicità tali da incarnare il concetto stesso di Heavy Metal nella sua teorizzazione più assoluta, a dimostrazione che gli Iron Maiden sono il metal, oggi come ieri e forse più di ieri, e che gli altri gruppi, per quanto bravi, per quanto innovativi, non possono che essere considerati un emanazione\evoluzione di quanto proposto dagli Iron Maiden. "Dance Of Death" rappresenta un nuovo standard in campo di Heavy Metal classico, agli altri il difficile (se non impossibile) compito di adeguarsi