RAM IT DOWN (JUDAS PRIEST, 1988)

RITORNO ALLA CASA MADRE. L'album vede un certo distaccamento dai suoni sintetizzati del precedente Turbo. L'idea dei Priest era quella di ritornare all'heavy metal classico di Screaming for Vengeance e Defenders of the Faith. E lo fanno con la loro classe proverbiale e con quattro armi decisive: 1) una granitica sezione ritmica che crea ben nove nuove canzoni dannatamente metal e quasi in grado di competere con DEFENDERS OF THE FAITH; 2) un songwriting old style ma sempre di primissima qualità; 3) un notevole miglioramento tecnico da parte del collettivo; 4) una batteria più presente che in passato (con un Dave Holland in grandissima forma che lascia un ottimo ricordo ai fans, visto che è al suo ultimo album). Ram It Down presenta ottime canzoni come la title track, Heavy Metal e l'intensa Blood Red Skies. Ancora una volta è immancabile la cover, e che cover! Vi ricordate del rock ’n’ roll di JHONNY B. GOODE? Ebbene, i Priest per l’occasione la rivestono di un nuovo arrangiamento, che risulta addirittura per alcuni versi più affascinante rispetto all'originale grazie a quell'alone metallico che dona al pezzo nuova freschezza e pesantezza. Insomma, RAM IT DOWN non è un capolavoro, ma un buon punto di ripartenza: un certo PAINKILLER si profila minaccioso all’orizzonte…