RIDE THE LIGHTNING (METALLICA, 1984)

METALLICA, L'EVOLUZIONE NATURALE. La seconda fatica dei Metallica, datata 1984, è una truce panoramica sulla morte e sulle diverse forme attraverso le quali la società la somministra ai suoi consociati. Rispetto al suo predecessore 'Kill'Em All', 'Ride The Lightning' è un passo avanti nel percorso evolutivo del combo californiano, e si può considerare il primo capitolo di una trilogia che andrà a sviscerare a tavolino gli angoli più bui del sistema sociale americano. Se il disco d'esordio, considerato il vagito fondamentale del thrash metal, era caratterizzato da testi semplici e canzoni grezze e sanguinarie, 'Ride The Lightning' segna un passaggio ad un sound più complesso e articolato. Si passa dunque da pezzi tipicamente thrash, veloci e aggressivi, ad altri più melodici, ottenendo una visione più ampia delle capacità tecnico-compositive dei quattro cavalieri. L'introduttiva 'Fight Fire With Fire' è un pezzo d'acciaio rovente, in linea con le killer track di 'Kill'Em All': riff spezzati e velocissimi, drumming battente e vocalizzi furenti in quello che passa alla storia come la negazione del "porgi l'altra guancia". Questo pezzo rappresenta il manifestarsi della morte come vendetta tra gli uomini. Tuoni e fulmini introducono l'apocalittico riff della title track, che si delinea su attacchi isterici tessuti su un ritornello più melodico. Il messaggio centrale del pezzo ruota sulla storia di un uomo condannato alla sedia elettrica, e anche se i Metallica non svelano la loro posizione ideologica a riguardo, lasciano trasparire tutta la brutalità di tale estrema soluzione, che va a incarnare la seconda morte del concept: quella appunto per pena capitale. 'For Whom The Bell Tolls' svela per la prima volta una nuova faccia della band, più epica e cadenzata. La canzone, ispirata dall'omonimo romanzo di Ernest Hemingway, ha un ritmo funereo ed è la testimonianza della morte come unico e tragico risultato di ogni guerra. La successiva 'Fade To Black' è la prima ballata del thrash, un lento da brividi che parla di un uomo che ha perso la voglia di vivere: è la morte giunta per autodistruzione. Buoni pezzi, anche se non certo imprescindibili, sono 'Trapped Under Ice' ed 'Escape', un inno alla libertà che è anche l'unico spiraglio di positivismo dell'album: una via di fuga non esiste, ma la creo con la forza di volontà. Il vero capolavoro del disco è la leggendaria 'Creeping Death', con le sue scariche elettriche iniziali, le sonorità orientali, la parte centrale con i suoi riff taglienti e l'atmosfera solenne, il ritmo trascinante del ritornello. E' ambientata nell'Egitto dei racconti biblici sulla schiavitù ebrea e le celebri sette piaghe, in quanto definizione prescelta per inquadrare la morte per volontà divina. 'The Call Of Ktulu', monumentale suite strumentale ispirata ai romanzi horror-fantasy dello scrittore Lovercraft, conclude con un tocco di maestria l'album. La prova dei quattro musicisti è complessivamente buona, con Hammett e Burton sugli scudi. Ancora primitiva e istintiva è la tecnica di Ulrich dietro le pelli, mentre Hetfield canta ancora con quel timbro graffiato dei primi anni. In conclusione si può osservare come 'Ride The Lightning' sia il perfetto anello di congiunzione tra ciò che i Metallica erano agli albori (thrash sporco e cattivo) e ciò che saranno nel cattedratico 'Master Of Puppets', il disco col quale supereranno anche loro stessi.