ROOTS (SEPULTURA, 1996)

TRIBAL THRASH DEATH. Una delle accuse più frequenti mosse dall’ottusità di certi critici nei confronti dell’Heavy Metal è quella di essere un genere poco innovativo e monocorde (direi, comunque, che per essere una scuola musicale in auge da più di quarant’anni questa asserzione sia molto stupida e superficiale). A queste persone consiglierei vivamente l’ascolto di Roots dei Sepultura, album pubblicato nel 1996 per l’etichetta Roadrunner Records. Si tratta, infatti, di una delle migliori release del gruppo che sin dall’epoca della sua uscita suscitò enormi polemiche per la decisione di sperimentare nuove strade mai battute in precedenza inventando letteralmente un nuovo stile. Il disco succede al magnifico Chaos A.D. dal sound molto potente e diverso da quello proposto in passato. In Roots la band cambia ancora coniugando sapientemente il death/thrash metal ad interessanti sonorità etniche al punto tale che il nuovo genere sarà etichettato come "heavy metal world music”. Lo spirito è quello di ricercare le proprie radici attraverso l’esaltazione della vita tribale. Roots è un lavoro corposo, molto complesso, con sonorità durissime, cattive, spesso lente, basse, sporche e potenti con ritmi sincopati che evidenziano l’influenza nu-metal (non è un caso che su Lookaway ci sia il significativo apporto di Jonathan Davis dei Korn e di DJ Lethal dei Limp Bizkit). L’open track Roots Bloody Roots è uno dei brani più famosi che non manca mai nelle esibizioni dal vivo dei Sepultura; Max Cavalera è aggressivo ed urla a squardiagola accompagnato da chitarre deliranti e da una sezione ritmica possente. Attitude, il cui testo fu scritto con la collaborazione di Dana Wells, il figliastro di Max Cavalera (nato dal primo matrimonio della moglie Gloria) che morì tragicamente poco tempo dopo, è introdotto da suggestive sonorità tribali. Da evidenziare lo straordinario ritmo sincopato della batteria di Igor Cavalera. Ratamahatta, con un intro etnico, è cantato in portoghese in duetto da Max e dal noto connazionale Carlinos Brown, con la presenza di David Silveria dei Korn alla batteria. L’album è intenso, non ha mai un attimo di pausa e tutti i brani sono di notevole levatura: si passa dal thrash più classico di Spit, Dusted, Cut-Throat e Born Stubborn, alla velocissima e breve Dictatorshit; dalla melodia strumentale di Jasco ad Itsari che venne registrata con i Xavante etnia indigena del Mato Grosso (Brasile). Inquietante ed epica Endangered Species La conclusiva Canyon Jam è un insieme di suoni, rumori e percussioni registrati in un canyon ai piedi degli Indigo Studios. Il successo commerciale di Roots fu travolgente: ben un milione di copie vendute nel mondo! Purtroppo fu anche il canto del cigno del combo brasiliano: il leader abbandonerà il gruppo per fondare i Soulfly e proseguire nella ricerca di nuove sperimentazioni musicali, mentre i Sepultura continueranno la loro carriera senza raggiungere più le vette del passato. Da Metallized.it