HEAVY METAL, LA NUOVA ERA. Iron Maiden, primo capolavoro di una lunghissima serie, porta l'omonimo combo inglese tra le grandissime band che hanno prepotentemente influenzato il genere tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli Eighties. L'album è caratterizzato da un suono molto vivace, moderno e grezzo, soprattutto nei timbri utilizzati dalle chitarre. L'armonia melodica delle chitarre in primo piano, l'esplosività delle composizioni e la nuova linfa conferita dai Maiden al tradizionale suono dell'Acciaio inglese posero immediatamente l'album all'apice della NWOBHM. Le canzoni sono in gran parte pezzi veloci e travolgenti, curate e arricchite da una devastante sezione ritmica. Le chitarre di Dennis Stratton e Dave Murray conferiscono un'adrenalina tecnicissima alle composizioni, ben ritmate dai copiosi riff del basso di Steve Harris. 'Iron Maiden' ebbe un'evoluzione abbastanza travagliata. I membri della band incontrarono numerose difficoltà per far uscire il disco, soprattutto in virtù della corrente punk che in quel periodo imperversava in Inghilterra. Gli Iron Maiden si scontrarono con le ostilità delle case discografiche che, in quel periodo, producevano esclusivamente gruppi punk: Steve Harris non si piegò alle volontà dei boss del music business e tirò dritto per la sua strada, sviluppando il Maidensound nella direzione unica alla quale aspirava. Nonostante le ostilità delle label i membri della band investirono tutti i loro risparmi e le loro fatiche per far conoscere il loro nome ed il loro genere: fu così che la EMI records si convinse a firmare un contratto che permise alla band di far uscire il loro primissimo album. Il disco si apre con Prowler, uno dei pezzi più conosciuti del combo londinese aperto da un riff mozzafiato ed esaltato da un ritmo incalzante, coinvolgente, che la rende un gioiello immortale. Il secondo pezzo è il crescendo di emozioni Remember Tomorrow: una dedica di Paul Di'Anno a suo padre, scritta mentre stava pensando a lui. Running Free è un inno di libertà ed un altro manifesto del gruppo, suonata praticamente sempre nei live. Il pezzo più intricato e valoroso del platter è Phantom of the Opera, una fantastica cavalcata impreziosita da assoli, riff, tecnicisimi folli e musicalità mozzafiato. Un capolavoro che mette i brividi ogni volta e che si ispira alla famosa lirica 'Il fantasma dell'opera'. Seguono una manciata di pezzi interessanti e dinamici, come la strumentale Transylvania, Sanctuary col suo ritmo ribelle e il testo fuorilegge (anche in questo, si nota il forte riferimento punk dei Maiden) e Charlotte the Harlot: una dedica di Dave Murray ad una prostituta chiamata Charlotte, che si delinea in cambi di tempo e ritmiche eccitanti, sempre ultramelodiche. La dolcissima ballad Strange World riguarda ciò che succede in un mondo fantastico immaginato da Harris; In chiusura arriva la sorpresa: quando si pensava che il gruppo avesse già dato tutto ciò che c’era da dare, ecco la title track. La canzone ha tutto quello che deve avere per spaccare: è veloce, ha una melodia azzeccata che rimane bene in testa, vocals trascinanti. Praticamente gli Iron Maiden la eseguono sempre, a chiusura di ogni concerto. 'Iron Maiden' è un disco epocale e imprescindibile: è completo, vario ed orecchiabile pur contenendo canzoni talvolta abbastanza complesse. Spesso non avrete la forza di estrarlo dal lettore per sostituirlo con un altro cd e le prime note di ‘Prowler’ vi strapperanno un ennesimo sorriso di soddisfazione. Il fatto che poi sia anche l’album di debutto di una formazione storica dell’heavy metal come gli Iron Maiden non fa che aumentare il suo già elevato valore. Benzoworld.com